domenica 29 luglio 2007

Berahile il confine, Berahile la frontière, Berahile the boundary.









Berahile, Turist Hotel.

Finalmente mi sono deciso. Dopo un email di Silvio, ho preparato l'auto ed il necessario per il vitto e vai sempre in movimento verso la Depressione Dancala. Ho scelto di avventurarmi partendo da Aguila, piccolo villaggio sulla strada Macalle'-Adigrat. Il cielo era coperto, nubi nerastre minacciose avanzavano in fretta. Ottima la pista per il primi chilometri. Piano piano, tra tornanti e precipizi la strada scendeva di quota. Una foresta di olivi selvatici ricopriva tutta la zona rendendola verde e boscosa. Ampi spazi di prato con erba rigogliosa erano affollati da mandrie di animali domestici. Rarissimi gli animali selvatici incontrati. Avanzando verso Berahile lasciavo il cattivo tempo alle spalle; la temperatura aumentava mentre la quota scendeva. Piccoli villaggi di abitanti tigrigni sono disseminati lungo la pista che diventava sempre piu' in cattive condizioni. Le tipiche casette tigrigne con le mura di pietra squadrata ed il tetto ricoperto di terra che durante la stagione delle piogge vi cresce l'erbetta, sembrano mimetizzate nell'ambiente. Man mano che avanzavo tutto si faceva piu' rado sia gli alberi, ormai i verdi olivi erano solo un ricordo, la gente sulla pista, le mucche zebu' hanno lasciato i poveri pascoli alle capre ed ai dromedari, le casette tigrigne e la pista che diventava sempre meno pista: stretta, sassosa, solcata dalle erosioni dell' acqua. In poche parole arrivavo nella terra di nessuno, non e' proprio cosi' ma quasi. Arrivavo nella Afar Region, nella Danakil Depression. C'e' un confine ben netto tra il Tigray e l'Afar Region. La pista discreta finisce dove finisce il Tigray. Le piante pure. Il caldo torrido ha ragione della fresca brezza tigrigna nel pieno della stagione delle piogge. Dopo qualche chilometro, nella terra di confine, ho iniziato a vedere piccoli pastori Afar che accudivano le loro mandrie composte di pochi capi di capre. Qua e la qualche dromedario allungava il collo per cibarsi delle foglie piu' giovani delle acacie. Piccole bambine, con le coloratissime collaline e i capelli lunghi intrecciati contrastavano con il territorio arido e secco. Erano impaurite. Si nascondevano dietro qualche raro masso roccioso. Impossibile fotografarle. Peccato erano delle statuine da presepio. Zona arida, bollente, polverosa, sassosa questa abitata dal popolo Afar, una volta fiero guerriero armato di lancia e scudo. Oggi si e' globalizzato con l'uso del famoso AK 47 russo. Inoltre hanno abbandonato le loro caratteristiche tende a cupola ricoperte di stuoie di paglia intrecciata, almeno in questa zona. A Berahile le casette in semimuratura e la lamiera, stanno avanzando rapidamente. Il popolo Afar sta' diventando sempre piu' sedentario. I ristorantini rifocillano i rari viaggiatori e gli autisti di qualche camion Iveco e dei piccoli camioncini Isuzu. In tutta la giornata ho incontrato 4 automezzi a motore. Un po' deluso di tanto cambiamento, non mi e' restato altro che scattare qualche rara foto qua' e la'. Mi sono fermato vicino ad una fontanella asciutta ( l'acqua viene erogata ad ore precise) sotto una striminzita acacia spinosa. Centinaia di mosche si sono appiccicate sulla mia pelle come se fossi miele. Conclusione mi sono chiuso dentro l'auto, ho mangiato panini e banane. Un rapido giretto nel misero villaggio e subito ho ripreso la pista verso Macalle'.


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