domenica 11 febbraio 2007

Da Kayes a Bamakò in treno (3° parte) - De kayes a Bamakò en train -




                                                    Il treno entra nella stazione di Bamakò.

La notte passò senza nessun particolare avvenimento. L'aria era diventata più respirabile e la temperatura era scesa di poco, ma non avevamo il sole che dardeggiava implacabile. Si sentiva soltanto lo sferragliare delle ruote metalliche sulle ormai ben usurate rotaie. Non capivo come mai un convoglio del genere riusciva ogni volta ad arrivare bene o male a destinazione. Giungemmo in una piccola stazione. Si ripeteva lo stesso scenario folcloristico delle precedenti. Le carrozze viaggiatori venivano letteralmente prese d'assalto dai venditori di ogni tipo di mercanzia. Ma la più gettonata era l'acqua fresca. Ne comperai una buona quantità e me ne servii solo per lavare il mio sudicio corpo. La zona era in piena "brousse" povera e spoglia. L'area si presentava decapitata di tutti gli alberi più grandi. Si notava che ci avvicinavamo ad una grande consumatrice di legname: Bamako.
La polvere era onnipresente e la gente e gli animali ne sollevavano una enorme quantità. Il mio naso e la gola ne erano ben pieni. Tirai fuori, un pò dimenticato il mio fedele "schesh", compagno di molti viaggi in deserto. Me lo misi a mò dei Targui per proteggermi dall'invasione della polvere. Prima di ciò non rinunciai ad una doccia con acqua fresca. Mi venne un appetito da leone. Il caldo iniziava a dar fastidio. Ormai il sole aveva abbandonato la sua cuccia notturna e si presentava a noi con tutto il suo carico di fuoco. Vidi delle ottime papaye di buona grandezza e dal colore della pelle che mostravano, capii che erano al loro punto giusto di maturazione. Ed ancora una volta: la classica colazione africana a base di papaya. Ottima, era ancora di gradevole sapore fresco immagazzinato nella notte precedente. Ad un tratto mi resi conto che nulla si muoveva per riprendere il cammino. Ero un pò inquieto. Queste cose si sanno quando hanno inizio ma non quando hanno fine. Andai verso il fabbricato della stazione e parlai con il responsabile, il quale mi disse, senza essere troppo preoccupato, che la motrice era in panne. Mi confermò con poca convinzione che aveva contattato, via radio Bamako, ma non era sicuro del fatto, poichè poteva essere stato a rispondergli anche Dakar. In ogni caso qualcuno in Africa era a conoscenza che un convoglio era rimasto in panne nel più bel mezzo della "brousse maliana". Questo viaggio in treno cominciava ad essere stancante. Provai a restare calmo dicendo a me stesso tanto c'est l'Afrique. Ormai il sole dardeggiava con furore. Il caldo era quasi insopportabile. Mi misi sotto la piattaforma per restare in ombra. Curiosando la gente sembrava non curante del problema. Il guasto forse era l'ultimo dei loro pensieri. Forse non li riguardava, ma solo quel cretino di bianco, che ero io, si agitava. Il problema riguardava forse solo me. Il tempo non ha lo stesso valore che in Europa. Finalmente nel pomeriggio si senti un fischio di un treno in arrivo. Nessuno si proccupò più di tanto. I venditori seguitarono ad aggirarsi intorno al convoglio. Provai ad entrare nella mia Land Rover ma era come entrare in un forno. Ormai la poca acqua rimastomi era calda come un brodo e berla mi dava disgusto. Finalmente il convoglio mi mise in moto , ma piano piano poiché la nuova locomotiva doveva tirare anche la vecchia in panne. Il giorno stava per finire. Di nuovo il sole iniziò la discesa notturna. Il tramonto era bellissimo ed infuocato e i colori cambiavano con una velocità incredibile. Ognuno si preparò per passare la notte, sperando che veramente era l'ultima notte sul treno che aveva dimenticato che ci doveva portare a Bamako. Era quasi l'alba, il treno ridusse la velocità. Stavamo ad avvicinarsi alla capitale. Si notava che il convoglio arrancava e che la motrice non aveva sufficiente forza per scavalcare l'ultimo ostacolo che si parava davanti: una pendenza delle rotaie un po troppo forte per quella stanca locomotiva. Si fermò del tutto. Albeggiava. Piano piano inizio a retrocedere. Non capivo il motivo. Di nuovo si fermò. I ferrovieri incitarono tutti i passeggeri a scendere dal treno ma di lasciare i loro bagagli al loro posto. La gente obbediva senza parlare. Obbedirono pure quando l'equipaggio incitò tutti in lingua Bambara a dare una spinta al treno in modo di aiutarlo a scavalcare il punto critico. E tutti ma dico tutti fecero il gesto all'unisono. Superato l'ostacolo che ci separava da Bamako, il treno ridusse la velocità per permettere a tutti di saltare di nuovo a bordo. Molti arrancarono e ci riuscirono. Altri più deboli ci rinunciarono. Ma parevano rassegnati non arrabbiati. In ogni caso la capitale non era poi così lontana ed avrebbero recuperato i loro bagagli dentro la stazione. La distanza tra Kayes e Bamako e di poco sopra i 450 km e ci abbiamo impiegato quasi due giorni e due notti.
In queste latitudini non conta il tempo impiegato per viaggiare, l'importante è arrivare...come e quando...non ha importanza.
 
 

We arrived early in the morning at Kita station; the temperature was rising together with the sun. I was feeling dirty, hot and hungry. The station, like everywhere else, was full of goods sellers; a young woman was sitting nearby; she got an ice-box full of half litre plastic bags of cold water good for drinking and I bought all the contents of the ice-box to wash my dirty body.

Kita station is situated in the middle of the bush; the vegetation was very poor.

Dust was present everywhere; people and animals walking they were raising the dust and my nose was full of it and my throat was dry too. After the unexpected shower, I felt much better and I was thinking of having breakfast; I saw some papaya and I bought a big one for half price. The sun started to be at its hottest, a lot of people were walking around the train and I didn't see any preparation for the departure. As time went by, my worry grew and I decided to find out if something wrong had happened. I spoke to the station master and he told me that the locomotive's engine had broken down; when he saw me angry he told me not to worry because another locomotive should be there very soon, and to be more convincing he said that the radio operator was in contact with Bamako. I tried to keep calm. The train ride was becoming too long and too tiring. I found a shady place from where I could see my car. At eleven o'clock nothing had happened. All the people, the passengers, the station staff were as calm as if the broken locomotive problem was somebody else's. This is Africa. C’ est l’ Afrique The value of time is not the same as in Europe. The most important thing was to arrive at Bamako but when and how wasn't their problem.

Later on, I heard a hoot, a locomotive arrived at the station. All the passengers moved slowly to get onto the wagons or well to the platforms; they were moving slowly because the weather was so hot, it was siesta time and going into the wagons was like to go into an oven. My drinkable water was very hot and when I tried to drink, the water temperature was disgusting. For lunch I ate one tin of tuna fish and one tin of sardines; this kind of food was making me thirstier because it was a salty. After more or less forty minutes, the train started. The average speed was reduced because the new locomotive had pull the old one. Night came and everybody tried to find a good position to sleep. Early in the morning we were not too far from Bamako: somebody said that in one hour's time we could arrive at destination. The train reduced the speed. The diesel locomotive tried to climb a hill, but it hadn't enough power to get up until it stopped. The train started slowly slowly to back as far as the horizontal railway and it stopped again. The train crew told all the passengers to get down from the wagons or well away from the platforms and they invited us to leave the baggage on. All the people were so calm and everybody obeyed the train crew when they also proposed to push the train all together to help him to reach the hilltop . The locomotive driver started to run with a very low load; I could see all the passengers push the train and it managed to pass the critical site very easily. At that moment, the locomotive reduced speed to allow the passengers to get on. But it was impossible for everybody to get on, specially for the old people; they seemed not to be worried, anyway Bamako wasn't too far. The distance from Kayes to Bamako was 450 km and the train took about two days and two nights . Time doesn't matter, it is more important to arrive.....how and when....

Gianni De Angelis. Ricordi Africani


 

5 commenti:

  1. Leggo con molto interesse i tuoi racconti. Ho l'impressione di vivere fisicamente le tue avventure in questo continente del quale mi rimangono purtroppo, solo ricordi d'infanzia... Grazie!

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  2. Ti prego, dimmi in che paesi africani hai vissuto la tua infanzia, magari ci hi lavorato oppure ci ho passato delle meravigliose vacanze...fammi sapere "anonimo" e grazie di avermi letto.

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  3. L'idea di rendere pubblica la tua esperienza in terra d'Africa è ottima.
    Se posso permettermi un suggerimentno dovresti alleggerire le foto per rendere a tutti i visitatori più fluida la visione.

    ciao e buon lavoro

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  4. ho fatto anch'io quella esperienza,
    da Kayes a Bamako in treno ma, a me e'andata bene, sono/siamo arrivati a Bamako verso le 7 del mattino seguente! Era la vigilia di Natale del 1991, viaggio intrappreso con...
    cuccetta singola, con porta senza serratura,con ventilatore non funzionante e con mezza finestra.
    Pero'sul treno c'era il servizio ristoro;bibite e birra in contenitore"coleman" coperto di blocchi di ghiaccio! Un viaggio
    indimenticabile ma, da non rifarsi troppo spesso; per il resto,l'Africa e' un technicolor,indimenticabile!

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