sabato 21 aprile 2007

Axum - La stele, L'obélisque d'Axum, Aksum obelisk.


Obelisco di Axum storia per immagini

L'obelisco è trasferito in tre tronconi nel marzo del 2005. Una svolta dopo 68 anni di dubbi e polemiche a tratti accese. La stele di Axum torna a casa via aerea. Non sono riuscito a trovare il costo dell'intera operazione. Sicuramente deve essere costata un patrimonio; cifra da capogiro per i poveri etiopici che hanno ben altri problemi come quello della sopravvivenza giornaliera. La paga di un guardiano di una abitazione di Macallé, si aggira sui 300 birr mensili circa 30,00 euro restando a disposizione 24 ore al giorno. Possono arrivare a 400/500 se ha la fortuna di lavorare con degli europei.




Il trasporto della prima parte dell'obelisco di Axum.


ROMA - L'obelisco di Axum torna in Etiopia, dopo 68 anni, tanti dubbi e molte polemiche. Il primo troncone giungerà all'aeroporto, appositamente riattato, dell'antica capitale axunita domani prima dell'alba, col fresco: una scelta tecnica per avere condizioni ideali per un atterraggio comunque delicato. Poi, in circa una settimana, altri due trasporti, sempre a bordo di giganteschi Antonov A124/100 provenienti da Pratica di Mare, vicino Roma.

Tutto dovrebbe concludersi, ma imprevisti sono sempre possibili, il 25 aprile. Dopo di che almeno due mesi, più probabilmente tre, di lavori da parte di esperti italiani - l'operazione è condotta in partnership con l'Unesco - per il posizionamento della mastodontica stele tra le altre centinaia che si trovano - per la verità, quasi tutte a pezzi in terra, come era quella che viene riportata - in una splendida area di Axum, al centro di una gigantesca, naturale panoplia di buganvillee e jacarande.

L'obelisco, costruito circa 1700 anni fa, è alto 24 metri, in pietra basaltica scura, simile al granito. Il peso è di 160 tonnellate, ma quello totale per il trasporto sarà di 180, a causa delle 20 tonnellate in più dovute ai solidi ancoraggi che lo fisseranno in volo. Ogni volo trasporterà, dunque, 60 tonnellate: e solo per quanto riguarda la stele.

Era stato molto più facile, ma sempre relativamente, nel '37, quando le truppe d'occupazione italiane trasportarono i tre pezzi dell'obelisco così come trovati al suolo.
Probabilmente non era stato mai eretto, spezzandosi in fase di sollevamento, anche se si ha notizia del gigantesco lavoro, con l'impiego di 500 elefanti e migliaia di persone, che fu necessario per trasportarlo sul sito.




Il trasporto fu fatto dapprima lungo una strada che proprio quelle truppe avevano costruito (rimasta oggi la stessa, ovviamente molto più scassata perché di fatto non è mai stata sottoposta a manutenzione) fino al mare, e di lì poi, su battelli, fino a Roma. Ma ora la via del mare non è più utilizzabile: l'Etiopia non ha sbocchi, sono nella vicinissima - da Axum - Eritrea, ex Paese fratello, ora arcinemico.
Axum, 2000 metri sul livello del mare, poco più di 800 chilometri a nord di Addis Abeba, oltre che la capitale del mitico regno di Sheba (1000 anni prima di Cristo), è ancora la capitale religiosa dell'Etiopia: vi si incoronavano, tra l'altro i Negus. Lo fu anche l'ultimo, Hailè Salassiè, e si vuole che vi sia conservata, in una cappella ben visibile, ma inaccessibile, l'Arca dell'Alleanza che - stando al mito - Menelik, figlio della regina Sheba, avrebbe rubato a suo padre, re Salomone, a Gerusalemme.
Axum vive di un turismo modesto: il rientro dell' obelisco, nelle attese, dovrebbe rilanciarlo, mentre Italia ed Unesco cureranno il riassetto urbanistico di questa vecchia capitale che appare poverissima ed assai polverosa.
Ma il rientro della stele è, soprattutto, una grande vittoria politica per l'attuale leadership etiopica, che ne aveva fatto un punto nodale riguardo alle relazioni con l'Italia. Se ne parlava dal '47 e si erano presi impegni in tal senso. Ora si concretizza. Anche se da parte italiana si sottolinea che non si tratta di restituzione ma di un dono che vuole contribuire all'identità nazionale etiope.
Ed il premier ed uomo forte Meles Zenawi intende festeggiare l'evento adeguatamente. Celebrazioni, in realtà, erano previste per il 13 aprile, quando il primo troncone era atteso ad Axum. Ma motivi tecnici hanno consigliato un rinvio, e poiché attualmente Zenawi è in missione all'estero, i festeggiamenti avverranno in occasione dell'arrivo dell'ultimo troncone. Il periodo, tra l'altro, è ideale per il governo etiopico: a metà maggio, infatti, nel Paese ci saranno le elezioni generali.
Sullo sfondo, però, i dubbi di alcuni esperti. Certo, era folle che la stele svettasse dimenticata, inosservata, mangiata dall'inquinamento e incrinata dai fulmini, a Porta Capena, a Roma, dinanzi all'attuale palazzo della Fao, in pratica a far da spartitraffico. Ma forse rispetto alla remotissima Axum, ed anche a maggior gloria del glorioso regno axunita, si poteva trovare una soluzione più intelligente e di maggiore fruibilità per quanti avessero voluto finalmente osservarne la magnifica, quanto essenziale, eleganza.

( dal giornale: La Repubblica del 18 aprile 2005)


 Uno dei tronconi sotto la tettoia in lamiera. A stump under a sheet metal roof.
 

 Un  pezzo della stele ancora nella polvere.  A stump of the stele still on the dust.

Vecchia casa di stile italiano. Old style Italian house.



Sicomoro nella Piazza di Axum. Sycomore in the Aksum Square.

Restituita all'Etiopia la stele è ancora nella polvere. Giace in terra, sotto dei capannoni di lamiera. Per decenni oggetto di contesa tra l'Italia e l'Etiopia.
E' la terza volta che mi reco ad Axum dall'arrivo della famosa stele dall'Italia. Ci vado per vedere come procedono i lavori per l'innalzamento della stele che più di due anni fà fu riportata, con enormi spese, per via aerea, al suo luogo d' origine.
Ma i tre spezzoni sono ancora lì nella polvere. Pare, come si legge sui giornali, che l'Italia abbia dato ancora soldi per il suo innalzamento. Sembrerebbe che entro 15 mesi l'opera sarà compiuta...vedremo.
Resta il valore simbolico del gesto di uno Stato che dà indietro un pezzo di storia ad un Paese precedentemente derubato. Gli inglesi non hanno fatto lo stesso con la Grecia per i pezzi di Partenone che si sono portati via o con l'Egitto per la Stele di Rosetta attualmente esposta al British Museum dal 1802, presa ai Francesi che l'avevano scoperta.
Nel luglio del 2003 gli Egiziani hanno chiesto la restituzione della stele. Attualmente al Museo Egizio del Cairo è presente una copia.

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Returned to Ethiopia, the stele is still in the dust, on the ground under a metal shed. It was a much contested object between Italy and Ethiopia for many years. I went to Axum for the third time after the stele was returned and I check on the progress of raising it after it was transported from Italy two years ago. But the three parts are still covered in dust. It seems that Italy contributed further funds to raise it. Perhaps in another fifteen months or so... time will tell.
The symbolic gesture remains. A piece of history that was stolen from an occupied country; the English did not do the same with the Greeks and the objects from the Parthenon that were removed or with the Rosetta stele from Egypt.
In July 2003, Egypt demanded the return of the Rosetta Stone. Dr. Zahi Hawass, secretary general of the Supreme Council of Antiquities in Cairo, told the press: "If the British want to be remembered, if they want to restore their reputation, they should volunteer to return the Rosetta Stone because it is the icon of our Egyptian identity." In 2005, Hawass was negotiating for a three-month loan, with the eventual goal of a permanent return. In November 2005, the British Museum sent him a replica of the stone.

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