mercoledì 15 agosto 2007

Amedeo Guillet, il Lawrence d'Arabia Italiano. Amedeo Guillet, le Lawrence d'Arabie Italien. Amedeo Guillet the Italian Lawrence of Arabia.



La copertina del libro scritto da Sebastian O'Kelly.

Amedeo Guillet sembra più conosciuto in Inghilterra che in Italia. Eppure la sua epica storia è tutta italiana. Nato a Piacenza nel lontano 1909, intraprende la vita militare e diventa ufficiale di cavalleria. Nel 1935 mentre si sta allenando per le Olimpiadi di Berlino con la squadra ippica, decide di partire volontario per la guerra d'Etiopia. Non è di stampo fascista ma il senso del dovere e il patriottismo hanno il sopravvento. Sarà l'inizio di una avventura che durerà quasi otto lunghi anni di peripezie.
Nel 1938 promosso tenente dei “Cavalieri del Monferrato”, è inviato in Eritrea dove, dopo aver conosciuto Khadija, sotto comando del duca Amedeo d’Aosta, forma il “Gruppo Bande a Cavallo dell'Amhara” composto da circa 1500 ascari di varie etnie del Corno d’Africa, col quale si distinse per alcune eroiche vittorie. Tra tutte quella più importante è forse quella del gennaio 1941, quando, a Cherù, in Eritrea, la cavalleria di Amedeo Guillet caricò una formazione di carri armati inglesi armati, la "Gazelle Force", di sole spade, pistole, fucili e bombe a mano. Carne contro acciaio: tra morti e feriti persi 800 uomini. In primo attacco cadde il tenente Renato Togni, di Frosinone. Togni si accorse che il grosso delle truppe italiane stava per essere aggirato; allora caricò la colonna inglese con trenta suoi "marescialli" per rallentare la marcia del nemico e nel frattempo invio un messaggio a Guillet. Tutti e trentuno furono uccisi nella carica con solo fucili e bombe a mano, ma il loro sacrificio permise a Guillet di sottrarsi all'accerchiamento. Pare che sia stata l'ultima carica a cavallo subita dall'esercito inglese.
Aprile 1941, Africa Orientale, mentre le truppe britanniche entrano vittoriose ad Asmara l'esercito italiano è costretto alla ritirata. Nel caos generale gli Ascari disertano, i civili fuggono dove possono. Il giovane ufficiale italiano il tenente Guillet, rimasto solo con un centinaio di Ascari a cavallo decide di non arrendersi. Continua la sua guerra personale. Gli Inglesi mettono sulla sua testa una taglia di mille sterline oro, vivo o morto. Tolta l'uniforme militare, il tenente indossa il turbante e la futa tipici dell'abbigliamento abissino. Impara l'arabo alla perfezione andando a studiarlo nelle scuole coraniche insieme ai bambini. Due anni dopo, a causa dell’avvicinarsi degli inglesi, e per le ferite e le febbri malariche contratte, il “tenente diavolo”, com’era stato soprannominato, è costretto alla fuga in Yemen. Gettato a mare durante il passaggio avuto da contrabbandieri, a nuoto ritorna in Eritrea insieme ad un suo amico fidato. Qui si ritrova a vagare nel deserto, dove è salvato da un pastore da morte certa. Dopo varie perepezie, riesce finalmente a raggiungere lo Yemen neutrale e amico dell'Italia. Grazie alla fortuna, che non gli mancò mai, viene accolto dal Capo locale, il quale lo difende e lo nasconde dagli inglesi sotto il nome di Ahmed Abdallah Al Redai, offrendogli persino il posto di istruttore delle sue guardie a cavallo. Si imbarca in incognito su una nave della Croce Rossa che rimpatria i feriti italiani, contro la volontà della famiglia reale yemenita. Una volta arrivato in Italia, Guillet chiede soldi e uomini per continuare la battaglia nel Corno d'Africa e raggiungere il suo esercito. Arriva l'8 settembre e tutto cambia. Gli inglesi sono diventati alleati. Guillet inizia allora la carriera nei servizi segreti, chiamati “Servizio Informazioni Militari”.
Dopo la sconfitta della monarchia e la vittoria della Repubblica nel Referendum del 1946, Guillet entra nel corpo diplomatico, dove rappresenterà l’Italia in Egitto, Yemen, Giordania, Marocco sino a raggiungere il grado di ambasciatore in India.
Oggi Amedeo Guillet ha 98 anni e vive in Irlanda.

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“A Brindisi (Guillet), incontrò ad una mensa alleata due degli ufficiali britannici che gli avevano dato la caccia in Eritrea. "Che fortuna non avervi incontrato allora!" dissero cavallerescamente alzando il bicchiere alla sua salute. "Che fortuna per voi, forse. Che disgrazia per me, di certo!" rispose con amarezza il Tenente Colonnello Guillet”.
Indro Montanelli, Gli incontri.

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Su Amedeo Guillet è uscita una biografia scritta da SEGRE, e una da O' KELLY.
Entro la fine di quest’anno 2007 è invece prevista l’uscita di un film, con la regia di E. Winspeare.
 IL FILM NON SI FARA' PIU' (10.12.2007)

FOTO: La copertina della biografia in lingua inglese di Guillet, scritta da Sebastian 'O Kelly, che raffigura in primo piano la bellissima Khadija.

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Amedeo Guillet est plus connu en Angleterre qu’en Italie. Pourtant, son histoire épique est surtout italienne. Il naquit à Piacenza en 1909, entreprend la vie militaire et devient officier de cavalerie. En 1935, pendant son entraînement pour les Jeux Olympiques de Berlin avec l’équipe hippique, il décide de partir pour la guerre d’ Éthiopie en tant que volontaire. Il est politiquement neutre mais le sens du devoir et le patriotisme ont le dessus. Ce sera le début d’une aventure qui durera presque huit longues années de péripéties. En 1938, élevé au rang de lieutenant des « Cavalieri del Monferrato », Amedeo est envoyé en Érythrée où, après avoir connu Khadija, sous le commandement du duc Amedeo d’Aosta, forme le « Gruppo Bande a Cavallo dell’Amhara », composé d’environ 1500 soldats de diverses ethnies de la Corne de l’Afrique, avec lequel il se distingua par des victoires héroïques. Parmi celles-ci, la plus importante fut celle qui se déroula en janvier 1941, quand, à Cherù, in Érythrée, le groupe de Guillet attaqua un groupe de tanks anglais, la "Gazelle Force", armés simplement d’épées, de pistolets et de bombes à main.
En avril 1941, en Afrique orientale, pendant que les troupes britanniques rentrent victorieuses à Asmara, l’armée italienne est contrainte à se retirer. Dans le chaos général, les troupes coloniales désertent, les civils fuient où ils peuvent. Le jeune officier italien, le lieutenant Amedeo Guillet, resté sel avec une centaine d’hommes à cheval décide de ne pas se rendre. Il continue sa guerre personnelle. Les Anglais mettent à prix sa tête. Enlevé l’uniforme militaire, le lieutenant endosse le turban et la « futa », typiques de l’habillement abyssin. Il apprend la langue arabe à la perfection, en allant étudier dans les écoles coraniques avec les enfants. Deux ans plus tard, à cause de l’approche des Anglais et affaibli par des blessures et les fièvres paludismes, l’homme, surnommé le lieutenant « diable » prend la fuite vers le Yémen. Jeté à la mer durant le voyage, organisés par des contrebandiers, il arrive à la nage à destination accompagné d’un ami fidèl. Il se retrouve alors à vaquer dans le désert yéménite, où il fut sauvé par un pasteur d’une mort certaine. La chance, qui ne lui manquât jamais, le porta vers le chef local par lequel il fut accueilli et qui le défendit et le cachât des Anglais sous le nom d’Ahmed Abdallah Al Redai, lui offrant même le poste d’instructeur des gardes à cheval. Il s’embarqua alors incognito sur un bateau de la Croix Rouge Italienne qui ramenait vers la patrie des militaires Italiens blessés, contre la volonté de la famille royale Yéménite. Une fois arrivé en Italie, Guillet demanda un financement et des hommes afin de rejoindre son armée et de continuer la bataille dans la Corne d’Afrique. Mais les temps avaient changé : après le 8 septembre 1943, lorsque les Italiens se sont rendus, les anglais étaient devenus des alliés. Guillet commença alors une carrière dans les services secrets, appelés « Servizio Informazioni Militari ».
Après la défaite de la Monarchie et la victoire de la République suite au référendum de 1946, Guillet rentre dans le corps diplomatique, où il représentera l’Italie en Égypte, Yémen, Jordanie, Maroc jusqu’à rejoindre le grade d’ambassadeur en Inde.
Aujourd’hui, Amedeo Guillet a 98 ans et vit en Irlande.
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“A Brindisi, Guillet rencontra dans une cantine alliée, deux officiers britanniques qui lui avaient donné la chasse en Erythrée. « Quelle chance de ne pas vous avoir rencontré à ce moment-là ! » dirent les deux officiers levant leurs verres à sa santé. « Quelle chance pour vous, plutôt. Et quel malheur pour moi ! » répondit avec amertume le lieutenant colonel Guillet. »

Deux biographies ont été écrites sur Amedeo Guillet : l’une par SEGRE et l’autre par O’KELLY. Avant la fin de cette année 2007, la sortie d’un film est prévue, sous la régie de Winspeare.
PHOTO: La couverture de la biographie, écrite par Sebastian O’Kelly, qui représente en premier plan la belle Khadija.

8 commenti:

  1. belles prises de photos, je voyagais en afrique avec ce blog,
    grazie

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  2. Sei riuscito a trovare il libro?
    Ciao

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  3. Pufrtroppo Amedeo Guillet non è più di questo mondo: E' Deceduto in silenzio ( com'era suo costume ) il 16 giugno u.s.- Soltanto un articolo commemorativo scritto da Segre ( sicuramente discendente di quello che ne raccontò le gesta ) è apparso su il Giornale del 19 giugno 2010.Nell'Italia dei voltagabbana non c'è spazio per Guillet!!!

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  4. Non è vero: la scomparsa di Guillet è stata doverosamente annunciata anche dal Presidente Napolitano, che ne ha ricordato la figura di soldato, di cavaliere e di diplomatico, ed è stata oggetto di un lungo articolo - non ricordo più di chi - sul Corriere della Sera.

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  5. Inoltre questa mattina alle 8,30 RAI 3 ha trasmesso un lungo e bellissimo servizio di Minoli sulla vita del Generale Guillet, con numerose interviste e filmati d'epoca

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  6. RAI 3 e RAI Storia sono una preziosa miniera di informazioni. E' un vero peccato che la concorrenza TV non renda obbligatoria la trasmissione a reti unificate di tali documenti ad orari compatibili con un ascolto utile alla cultura popolare. Almeno di quelli che riguardano la nostra storia.
    Enzo Di Giacomo

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  7. Grazie a "La Storia siamo noi" ho potuto scoprire un personaggio d'altri tempi, un eroe che ha impreziosito il nostro secolo, una persona la cui vita è stata costellata di avventure e di successi. Grazie Guillet!

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  8. questa sera ho visto un documentario su amedeo guillet bellisimo

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