Ouagadougou
Quasi assenti i trasporti pubblici. Motorini e biciclette, costruiti in Cina, sono il mezzo ideale per gli spostamenti in città e fuori.
Polvere e caldo. Sono nel Sahel a Ougadougou la capitale del Burkina Faso. I 47° gradi non sono pochi alle 19,30. Una sottile e rossiccia polvere ricopre ogni cosa. Dall'aereo si ha una immagine di come la continua ed aggressiva opera dell'uomo contro la natura a che punto di non ritorno è ormai arrivata. Il disboscamento forsennato delle foreste a sud del Burkina Faso ha fatto si che le piogge si ritirano sempre più giù rendendo ancor più aride le lande già desolate delle regioni del Sahel. Ogni giorno centinaia, se non migliaia di carretti trainati da stanchi asinelli, trasportano legna da ardere verso la capitale. Carbone e legna sono ancora i più usati per cucinare. I Paesi produttori di petrolio potrebbero finanziare l'utilizzo di bombole di gas, a discapito di qualche metro quadro di nuove moschee. Ma quando mai!!! A pochi chilometri dal vecchio centro cittadino, è sorto il nuovo quartiere chiamato "Ouaga 2000". Ministeri, alberghi, centri commerciali, ambasciate, ville tutte sistematicamente con piscine...ma gli alberi? Solo sgargianti buganvillee all'interno delle alte mura in cemento che proteggono da occhi carichi di miseria l'opulenza dei nuovi ricchi del Burkina e dei Paesi vicini come la Mauritania o la Costa d'Avorio. Sempre più cemento e asfalto. A quando un bel polmone di verde? E zone rimboschite intorno a Ouagadougou? Ma forse rendono troppo poco in termini economici. In ogni caso ci saranno sempre i Paesi Occidentali ad occuparsi dell'eventuale siccità. Lo devono si o no spendere questo benedetto 0,56 % del PIL europeo?