mercoledì 7 febbraio 2007

La mosca tsé tsé - La mouche tzè tzè - The tsètsè fly





Foresta del Mali lungo il fiume Bani.
Foret au Mali a long le fleuve Bani.

Esistono in Africa sconfinati territori ancora tutti da scoprire. Non ci sono piste per arrivarci, ma solo sentieri. In una di queste fitte boscaglie, al sud del Mali, verso il fiume Banì, ho rischiato di beccarmi la cosiddetta "malattia del sonno". Come al solito, sembra che si faccia di proposito a scegliere sempre i momenti peggiori per lavorare in Africa. Ed anche quella volta mi capitò la missione in Mali, per conto della Cooperazione Italiana, nel mese più caldo dell'anno: aprile.
Dovevo trovare almeno tre siti, lungo il fiume Banì, idonei per costruirci una diga per produrre energia elettrica e per usi irrigui. Avevo con me solo foto aeree al 10.000  un po datate, ma in questo caso nuove o vecchie aveva poca importanza. Rari i villaggi che incontravo. Mi accompagnava una guida e l'autista del vecchio fuoristrada. Le piste erano idonee alle biciclette, ai motorini ed ai piccoli carretti tirati dai somari. Per una automobile, anche se un4x4 era molto difficile addentrarsi lungo  sentieri semi tracciati;  la possibilità di perdersi o di rimanere incastrati tra gli alberi era altissima. Trovai a Bamako delle carte al 200.000 ma mi erano di pochissimo aiuto.La foresta era rigogliosa e piena di vita. Alberi di ogni tipo si allungavano verso il cielo in cerca di spazio e di luce. Scimmie, facoceri, faraone, gallinelle, piccole gazzelle ci tagliavano il cammino sovente. Mi sembrava di essere un intruso in quel santuario della natura, dove il solo parlare era stonato, figuriamoci il rumore del motore della mia Land Rover. Ogni volta che incontravamo un villaggio era un pò un trauma. I vecchi ed i bambini non avevano mai visto una automobile. Da lontano, quando sentivano il rumore del motore, si andavano a nascondere. Solo quelli che si erano avventurati fino alla strada principale rimanevano nei dintorni. Dopo i soliti convenevoli, le strette di decine di mani, saluti ripetuti più volte, venivamo "accettati" dal capo villaggio e si poteva cominciare a parlare di lavoro. Solo allora quelli più audaci uscivano dai loro nascondigli ed iniziavano curiose ispezioni a noi e alla Land Rover. Toccavano tutto: un ragazzo infilò il dito dentro il tubo di scarico rovente e scappò strillando sotto le risati di tutti. Donne coraggiose si interessavano ai miei capelli bruciati dal sole, sorridevano soddisfatte e si scambiavano opinioni. Ci venivano offerte noccioline, frutta della foresta ed acqua da bere. Rifiutavo sempre l'acqua con modi garbati per i ben noti motivi. Ero completamente all'oscuro che queste zone erano colpite dalla "malattia del sonno". Vedevo spesso individui molto magri, adagiati in terra vicino la porta della loro capanna; il loro sguardo era assente. Le mosche vengono attratte da mezzi in movimento e dai vestiti colorati. Infatti mi ritrovai, durante uno spostamento, l'abitacolo della mia Land Rover, completamente pieno di questi insetti. Fui ripetutamente punto sulla schiena nuda (non portavo mai la camicia per il troppo caldo). L'autista e la guida mi misero in guardia da queste mosche pericolose. Riuscimmo a catturarne una decina che misi in una bustina di plastica dopo che la guida mi disse che era la famosa mosca tze tze.
Lasciai la zona in fretta e a tappe forzate arrivai a Bougounì il paese più vicino. Andai al "dispensaire" mostrando loro il sacchetto e mi confermarono che effettivamente si trattava di mosche della malattia del sonno. Mi spiegarono gli effetti catastrofici che provocano le punture di questi insetti, ed ero preoccupato. Durante la notte, al "campement" di Bougounì, mi assalì una tremenda ansia; non riuscivo a dormire. Passai  la notte in bianco pensando a quanto mi disse il giorno prima il dottore sulle possibilità di ammalarmi e sugli effetti devastanti della malattia. Decisi di rientrare a Bamako. Al Centro Medico Francese mi confermarono che si trattava proprio di tsè tsè.
Ispezionarono completamente la mia pelle per trovare eventuali rigonfiamenti rossastri e dolorosi. Mi dissero che questi aspetti si manifestano dopo circa 10-20 giorni dalla puntura da parte della mosca. Quindi per il mio caso era un pò troppo presto. Non trovandomi niente di sospetto, mi consigliarono di andare a Paris all'Istituto Pasteur. Mi elencarono tutti i sintomi che caratterizzano la malattia come febbre, mal di testa, tremori, abbassamento della soglia del dolore, tachicardia, eventuali rigonfiamenti delle cellule cervicali, alterazione delle funzionalità del fegato. L'evoluzione è lenta e progressiva. Al dimagrimento fisico si accompagnano sintomi psichici come l'alterazione del ritmo sonno-veglia. Da Bamako mi fissarono un appuntamento a Paris. C'era una equipe di specialisti ad aspettarmi. Tutti curiosi di sapere. Impaurito dell'inaspettato ricevimento, stringevo in mano il mio sacchettino di preziose mosche che tutti volevano vedere. Mi portarono in una stanza dove c'era solo un letto. Rimase con me un giovane dottore della mia età. Ci scambiammo qualche frase, ma no più di tanto. Domandai dove potevo trovare una toilette. Lungo il corridoio vidi un cartello: sortie de secours. Si svolse tutto in un lampo. Imboccai le scale che feci a passo di corsa e mi ritrovai fuori dal fabbricato. Libero di andarmene. Ancora mi staranno ad aspettare all'Istituto Pasteur. A Roma la voce della mia disavventura arrivò al  mio datore di lavoro che subito mi indirizzò da un suo amico dottore per un controllo. Dopo una accurata visita, mi consigliò di ritornare subito da lui se avevo qualche sospetto o nel caso si manifestassero sintomi della malattia.
Sono ancora qui a scrivere. Il sacchetto delle mosche finì nella pattumiera. Mi è rimasto il ricordo di un brutto episodio, ma non più di tanto,  che va scemando con il passare degli anni. Incoscienza? No gioventù.

2 commenti:

  1. Ci vuole coraggio di fare quello che hai passato...cmq rimane sempre un ottimo ricordo.
    Nello scrivere sei sempre positivo, non scendi mai nel tragico, i tuoi racconti trascinano, sembrano un pò dei libri gialli.
    Grazie di farmi un pò sognare.

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  2. francamente non sapevo che si potesse prendere pure la "malattia del sonno"...cmq l'Africa è stupenda...chissà se anche io un giorno potrò fare un viaggetto giù di lì...
    salve.

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