mercoledì 31 gennaio 2007

Pettinature - Coiffures - Hair-style







Le pettinature delle donne africane sono sotto forma di treccine, che verranno in seguito intrecciate tra loro. Una ciocca di capelli viene tirata ed legata strettamente con filo nero.
Vengono eseguite da mani esperte e occorrono circa un paio d' ore di lavoro.
Qualche volta queste pettinature sono delle autentiche sculture. Ci sono poi, specialmente in città, le acconciature con allungamento dei capelli con fibre sintetiche.
Un primo passo é quello di creare tante "antenne" in modo da poter tirare e cercare di rendere il capello meno crespo. Poi si passa ad una fase successiva che é quella finale.
Mi hanno promesso di farmi visitare un centro di giovani donne che fanno le "parrucchiere".
Le capigliature non sono solo un fatto estetico ma anche un fattore per dimostrare a quale tribù si appartiene. Spero tanto di riuscirci. Sono molto interessato. Non sarà facile...

sabato 27 gennaio 2007

La noce di karité, Le noix de karité , The karite nut



 Le noci sono sul forno per essere "arrostite".

  Burro di karitè in vendita al dettaglio.

Il burro avvolto in grandi foglie viene portato al mercato per la vendita .


L'albero del karitè.

 Le noci di karitè.


Siamo alla fine della stagione della raccolta della noce di karité (parola di origine Woloff- Senegal). Il Mali é il secondo produttore al mondo del burro che si ricava da questa noce. La raccolta va da luglio a gennaio in tutta l' Africa dell' Ovest. Quest'albero é particolarmente curato dalle popolazioni al quale conferiscono un carattere mistico e protettore. Il grande viaggiatore Mungo Park, risalendo il fiume Gambia, noto' che i locali utilizzavano questa derrata chiamata "burro dell'albero". Il karité cresce naturalmente e puo' vivere anche 300 anni. La noce viene essiccata al sole oppure affumicata; ridotta a pezzi viene fatta bollire in acqua, da cui si ricava il burro che si conserva tutto l'anno. E' molto utilizzato nella cucina africana. Viene spalmato sulla pelle secca . Le donne lo usano anche sui capelli. Le industrie cosmetiche né fanno largo utilizzo. E' un ottimo idratante per la pelle. Inoltre le fabbriche del cioccolato lo usano, in parte, al posto del burro di cacao.

giovedì 25 gennaio 2007

La noce di kola - Les noix de kola - Kola nuts


Cestino di kola freschissime.     Panier de noix de kola.   Basket of kola nuts.

Le virtù stimolanti della noce di kola sono molto apprezzate in queste latitudini.
Mi ha sempre incuriosito di conoscere veramente che effetto dà questa beata noce di kola che si trova un po' in quasi tutta l' Africa. Negli anni passati ho fatto vari tentativi di conoscere questi tanto "decantati effetti", ma sempre con scarsi risultati. Girovagando nei vari mercati di Bamako' a caccia di soggetti da fotografare, ho notato un paio di venditrici di kola. Le noci erano tutte esposte in bell' ordine. Le più grandi da un lato le medie dall'altro e le più piccole quasi in fondo seminascoste. Si dice che hanno un effetto eccitante. Ma su che cosa? chiedo in giro. Ma le risposte sono molto vaghe. Chi mi dice che servono per tenersi svegli. Altri gli attribuiscono proprietà di non sentire la fatica. Gli autisti dei camion la masticano per guidare più a lungo. Chi racconta che fanno passare il mal di testa. C' è chi ne fa uso perché é un ottimo rimedio contro la malaria. Insomma ho voluto provare ancora una volta se mi dava qualche effetto. La noce viene spaccata a pezzetti e masticata in bocca finché non si riduce ad una poltiglia rossastra. Si avalla il succo e si sputa letteralmente in terra e davanti a tutti, la polpa ormai asciutta. Ho seguitato a masticare kola per tutto il giorno, ma il solo effetto ottenuto é stato un dolore alle mascelle a forza di masticare.
Fatemi sapere chi la vuole assaggiare. Ritorno a Roma tra circa una settimana. Vorrei sentire il vostro parere... In Etiopia si trova e si mastica il kat. E' una foglia simile a quella del tè prima di essere essiccata. Ho provato a masticare le foglie, ma di effetti? Assolutamente nulla. Qualche tempo fa veniva masticato solo dalle persone anziane. Ho notato che a Dire Dawa ed a Harar le foglie di kat sono masticate da tutti, adolescenti compresi.
Viene esportata in quasi tutti i Paesi arabi. Ha un grande successo di vendite. Chissà magari è tutta pubblicità per vendere queste fantastiche "virtù"...oppure sono io che sono "difettato".

lunedì 22 gennaio 2007

Kayes






Il frutto del baobab.

Piroghe sul fiume Senegal.


Il baobab.

Kayes é l'antica capitale amministrativa sulle rive del fiume Senegal. E' posizionata ai confini con il Senegal e la Mauritania. Ancora le fanno da contorno innumerevoli costruzioni del tempo della colonizzazione francese. Sono riconoscibili dai tetti spioventi ricoperti da tegole marsigliesi, dagli enormi balconi in ferro e dalle facciate con la pietra del luogo murata a facciavista. Al piano terra si affacciavano sulla strada i vari negozi dei commercianti che avevano le loro abitazioni al piano superiore.
E' uno snodo importante. La ferrovia Dakar - Bamako é il cordone ombelicale che unisce il Mali al porto della capitale del Senegal sul mare Atlantico. Da qui transitano la maggior parte delle merci che entrano in Mali. Ma fa caldo...proprio caldo... E' uno dei posti considerati più caldi al mondo.
Nell' infinita savana sahariana spiccano superbi i baobab. Sono enormi. Dominano il paesaggio.
In questo periodo si possono raccogliere i loro frutti che assomigliano ad una grossa pera pelosa.
Nel suo interno si trova la polpa bianca farinosa e dolciastra, una vera leccornia, provare per credere; non é facile da trovare al di fuori delle regione sahariane.
Nei giorni di mercato si incontrano numerose le varie etnie: Mauri, Peul, Sarakolè, Mandinghi, Bambara, Malinké, Bwaba ed ognuno veste in modo differente.
La Regione di Kayes è considerata la culla della tintura all'indaco. E' un colorante di origine vegetale già noto in Asia 4000 anni or sono. L'India né era il principale produttore, da cui deriva il nome.
L' indaco, nelle regioni del Sahel, è uno dei simboli di prestigio più ricercati.

domenica 21 gennaio 2007

Papaya a colazione - Papaye au petit déjeuner - Paw paw for breakfast




 L' albero della papaya. Papayer. Paw paw.


Palma Rônier. Palmier Ronier.

Le rônier ou borasse (Borassus) est un genre de palmiers qui comprend neuf espèces natives des régions tropicales d’Afrique sahélienne, l’Éthiopie, le Niger, le Mali, le Nigeria, le nord du Togo, le Sénégal…, d’Asie et de Nouvelle-Guinée.
Borassus (Palmyra Palm) is a genus of six species of fan palms, native to tropical regions of Africa, Asia and New Guinea. They are tall palms, capable of growing up to 30 meters high. The leaves are long, fan-shaped, 2 to 3 meters in length.



 Mango in un campo di cipolle. L'ombra del mango è il miglior sollievo dalla calura e un ottimo ombrello contro i raggi infuocati del sole del Sahel.



Papaya. Papaye. Paw paw.

La giornata é cominciata con una colazione tutta a base di frutta: papaya, mango, anguria, ananas e con vari succhi di frutta: gingembre, arancio, bissap, tamarindo...tutto delizioso.
Un taxi mi ha accompagnato verso sud dove ho potuto fotografare alberi di mango, palme "rônier", papaya, karité. L'odore della campagna era appagante. Molti alberi erano in fiore. Profumi intensi.
Lungo la pista ho ritrovato alcune pompe a mano installate da noi con finanziamento della Cooperazione Italiana. Sfortunatamente è mancata la manutenzione, ed ora sono lì in attesa che qualche Organizzazione Internazionale se le prenda in carico per farle di nuovo funzionare. Altrimenti faranno la fine di centinaia di altri beni donati...e poi, una volta rotti, passano nel dimenticatoio ed alla loro completa distruzione o ancor peggio "sottratti". E poi si ricomincia...altri Donatori, altri Governi, altre Nazioni... Tante ONLUS / ONG / NGO , chiamatele come volete, che agiscono nei Paesi in via di Sviluppo, sono sempre pronte a prendersela con la pioggia che manca, con gli aiuti che non arrivano, che i donatori che sono tirchi, con le malattie infettive ecc ecc ... non ho mai letto che può essere anche colpa di qualcun altro, di qualche capo poco incline ad aiutare i propri concittadini; i potenti che fanno sparire soldi , medicine, derrate alimentari. La colpa è sempre degli altri, guarda caso. Ma gli introiti delle materie prime dove sono? Al sicuro in qualche banca svizzera, francese o inglese.

Musica dalla Mauritania - Musique de la Mauritanie - Music from Mauritania.


 




Ieri sera al Centro Culturale Francese si é esibito un gruppo di cantanti provenienti dalla vicina Mauritania. Noura Mint Seymaly figlia della rinomata Diva, Mounine Mint Leia e di Seymaly Ould Mohamed Vall, musicista e cantante incontestato in Mauritania. Noura è la portabandiera della pura tradizione musicale mauritana. I primi sei pezzi erano classici dello stile mauro-berbero con infiltrazioni di melodia araba.
Le successive canzoni sono state un crescendo di musica  europea degli anni '7O. Anche la banda era stata rafforzata con tre chitarre elettriche ed una batteria.
Una serata decisamente simpatica. Il pubblico é stato tante volte coinvolto. Sul palco si sono avvicendati ballerini improvvisati che hanno sollevato il battimani dei numerosi spettatori.
Sabato prossimo 27 gennaio si esibirà, nella stessa sala Salif Keita, certamento non mancherò.
questo appuntamento con uno dei migliori cantanti africani...non capita tutti i giorni sentirlo dal vivo.

*****
Noura Mint Seymaly, petite fille d'une très grande Diva renommée, Mounine Mint Leïa, et fille de Seymaly Ould Mohamed Vall, musicien et chanteur incontesté en Mauritanie, Noura est issue de la pure tradition musicale mauritanienne. L'album dont est tiré le concert "Taraba" propose un registre de diverses recherches de fusions musicales orientées vers un style Rock et Jazz/Rock.

sabato 20 gennaio 2007

Artigianato locale, Artisanat local, Local handcraft.


Lucidatori di "Bazin" all'opera.


  Sartoria "ambulante". Couturier ambulant.


Scope, mestoli e calebasse. Balais, louches et plats en calabasse.


 Oggetti in pelle. Objets en cuir et peaux de serpents.


 Lavorazione di oggetti in oro. Objets en or. Gold handcraft.


Lamiera reciclata in utensili domestici. 
 Tôle recyclée pour la fabrication d'ustensiles de cuisine.
 Recycling metal sheet.

 Esposizione di diversi oggetti di artigianato. Artisanat divers.


Mobili. Meubles. Furnitures.

 Terrecotte di Mopti. Terre cuite de Mopti. Mopti terracotta.

Collanine. Colliers. Neckless.


Oggetti in paglia intrecciata. Objets en osier.

Non si finisce mai di scoprire qualcosa di nuovo a Bamakò. Si trova sempre un artigiano che crea nuovi oggetti. Ogni materiale viene lavorato: legno, argento, oro, pellame, tessuti, cotone, ferro, lamiera, paglia, argilla, e dalle mani esperte di tantissimi artigiani escono oggetti, utensili, monili, vestiti, accessori per l'abbigliamento. Mi diverte girare per le piccole viuzze dove tutto si svolge nel bel mezzo della strada: si lavora, si vende la mercanzia, si chiacchiera, si mangia, si fanno affari... i locali servono da depositi. Il tutto sembra così stretto, soffocante ma mai aggressivo. Dopo un po di tempo, ci si ritrova a proprio agio; non si viene disturbati; i venditori ambulanti propongono la loro mercanzia quasi con modi dimessi mai arroganti.

martedì 16 gennaio 2007

La ex base della Cooperazione Italiana, L'ex base de la Coopération Italienne, The old base of the Italian Cooperation



Pompa montata dalla Cooperazione Italiana in panne da anni. A dieci metri La Cooperazione Giapponese ha perforato un altro pozzo...non poteva riparare la pompa in panne del pozzo perforato dalla Cooperazione Italiana...che spreco di denaro. Nel villaggio esistono in totale tre pozzi perforati dall' Italia ed a fianco altri tre pozzi dal Giappone, per 1000 abitanti. Poi nella savana la gente muore di sete poiché non esistono pozzi. Strano comportamento dei Donatori e dei Beneficiari che insieme scelgono la via da seguire.
Pompe installée par la Coopération Italienne en panne depuis de nombreuses années.

Base della Cooperazione Italiana, particolare delle abitazioni.
Les maisons.
 Panorama della base in piena attività. Vue sur la base en pleine activité.

Fiat Campagnola 4X4 rottamate. Fiat Campagnola démolies.

 Tutto è stato spianato. Tout à été rasé.

 Sonda di perforazione pozzi, la numero 3.2 è stata completamente smantellata.
La sonde 3.2 démolie.


E' stata veramente una stretta al cuore. Non immaginavo mai che il fiore all'occhiello della Cooperazione Italiana degli anni '90 era stata ridotta ad un cimitero di rottami. Ce ne siamo andati: ecco il risultato. Eppure si. E' quello che hanno visto i miei occhi increduli, é che ancora non é stato degerito del tutto.
Di sano c'é rimasto solo il muro perimetrale, il serbatoio dell'acqua potabile e il capannone metallico che ospitava l'officina meccanica. Piano piano mi sono ripreso, sono arrivati dal villaggio vicino i miei ex collaboratori ancora rimasti: alcuni sono partiti in cerca di fortuna altrove ed altri sono gia' passati a miglior vita. Tutti hanno voluto raccontarmi il loro dolore. Magono' l'autista dell'Iveco 300, paralizzato e poi deceduto; Guindo, guardiano, ex militare, aveva combattuto in Indocina con i francesi; Seydou , il giardiniere; Diarrà, l' elettrauto. Mory non ha più trovato un lavoro come autista e adesso fà il guardiano. Sebastien, il cuoco.
Tutto é stato portato altrove, come i camion, le automobili, i gruppi elettrogeni, i pezzi di ricambio, tutte le attrezzature dell' officina, le arredi delle abitazioni e degli uffici. Le case sono state distrutte parte dai vandali e parte dall' abbandono. Attualmente al suo interno sono ben esposti, vicino all'ingresso, tutti i rottami di automezzi di proprietà della EDM (Energie Du Mali). Qualcuno, a Bamako, mi ha detto se avevo visto tutte le carcasse dei mezzi lasciati dagli Italiani...(non mi sembra giusto). Pazienza. C' est l' Afrique.

*****
J’ai vraiment eu un pincement au cœur. Je n’imaginais pas que cette belle réalisation de la Coopération italienne fut réduite en un cimetière. Et pourtant, c’est bien ce que j’ai vu et je ne l’ai pas encore digéré. Seul, le mur d’enceinte est resté debout ainsi que le château d’eau et le hangar qui abritait le garage et la carrosserie. Tout a été démonté et emporté : les groupes électrogènes, l’outillage, les maisons et les bureaux préfabriqués ainsi que l’ameublement qu’ils contenaient. De tous les véhicules, seules restent quelques carcasses. A Bamako, quelqu’un a prétendu que c’étaient les italiens qui avaient laissé les carcasses. Je trouve cela fort injuste…. mais c’est l’Afrique.
Peu à peu, du village voisin sont arrivés quelques anciens collaborateurs. Tous m’ont donné des nouvelles des uns et des autres : Magono, le chauffeur de l’Iveco 300. Guindo et Seydou, les jardiniers. Diarra, l’électricien auto. Mory le chauffeur du minibus. Sébastien le cuisinier.

giovedì 4 gennaio 2007

Bamako



Strada dell'aeroporto "Arco di benvenuto". I tre caimani a destra sono il simbolo della città.
Sur la route venant de l’aéroport, l’Arcade de Bienvenue. A droite, les trois caïmans représentent le symbole de la ville.
Vista di un quartiere di Bamakò dall'Hotel de l'Amitiè.
Vue sur un quartier de Bamako depuis l’Hôtel de l’Amitié.


Arance. Oranges. Oranges.


 La collina di Kouloubà vista dall'Hotel dell'Amitiè.
Vue sur la colline de Koulouba depuis l’Hôtel de l’Amitié.


Nuove moderne strade. Nouvelles routes.




Il mercato di Dibidà. Le marché de Dibida. Dibida market.

 Monumento ai "cauri" . Monument représentant une cauris.



Monumento alla Casta dei Cacciatori. Monument dédié aux Chasseurs.

Il palazzo della Banca Centrale Africana.
Le bâtiment de la Banque Centrale Africaine.


Questa è la piazza del mercato. Il fabbricato ha preso fuoco più volte ma è stato sempre ricostruito. L'ultima volta nel 1993. Questo mercato pare che sia uno dei più importanti dell'Africa Occidentale. Bamako è una tipica città africana estesa e ombreggiata, alla quale la falesia rocciosa e le rive del fiume Niger formano un quadro suggestivo tipico della regione. Bamako significa, in lingua Bambarà, "il fiume del coccodrillo". E' un intero mercato dove tutto si vende e si compera. I prodotti alimentari sono esposti da un lato, le scarpe e i vestiti al di là della strada. La benzina viene pure venduta a bottiglie, depositate su appositi banchetti. Anche l'olio motore esausto viene esposto. Le sigarette si possono comperare all'unità. Tutto viene reciclato. Le vecchie lamiere delle auto diventano utensili da cucina, secchi, coperchi, pentolame. Dalle balestre dei camion si ottengono coltelli, lame per aratri, lance, machete.
L'occupazione francese ha impresso un piano urbanistico all'europea e tutti i fabbricati amministrativi sono di stile coloniale che danno una impronta di antichità piena di charme.
I preparativi per la mia partenza sono frenetici: regali per i vecchi amici, una nuova macchina fotografica Nikon D40; ho provato i telefoni satellitari utilissimi in zone remote; l'entusiasmo di ritrovare una città dove ho passato tanto tempo della mia vita. I locali dove si mangia una cucina semplice ma buona, a base di riso e di miglio con carne o pesce; le salse molto speziate di gombo, d'aglio, di cipolle, e dove la musica trascina tutti, africani ed europei. I quartieri brulicano di artigiani bravissimi nel lavorare il legno, il cuoio, l'argento, l'oro, le stoffe, il ferro, la paglia, dove si passano delle ore ad ammirare gli oggetti più disparati. C'è un artigianato molto fiorente. Lungo le strade si sente l'eterno odore del capretto arrostito, cotto e mangiato all'istante. Gli odori del cucinato si mischiano con quello puzzolente che proviene dai lati delle strade dove passano le fogne a cielo aperto. La mia valigia sarà colma di indumenti da regalare ai poveri; e credetemi di povera gente il Mali nè è pieno. Una domanda viene spontanea: ma che fine fanno gli introiti dell'oro? Il Mali è il terzo produttore di oro in Africa...mistero.

***
Bamako, dont le nom signifie en bambara « le fleuve du crocodile », se trouve sur les rives du Niger. Les bâtiments administratifs de style colonial construits pendant la colonisation française donnent beaucoup de charme à la ville.
Le Marché central de Bamako a été reconstruit après sa destruction lors d’un incendie en 1993.